mercoledì 10 dicembre 2008

Maledetto Natale, ti odio

Primo millennioRicordo con nostalgia e rimpianto i primi anni dell’infanzia, quando – in occasione delle feste natalizie – tutto il parentado si riuniva in casa di zia Giovannina, che aveva una casa molto grande, trascorrendo la vigilia tutti insieme, gli uomini a giocare, ballare e suonare in attesa del cenone che le donne erano intente a preparare in cucina. Nostalgia per anni poveri e sereni che non torneranno piu’, e rimpianto per un’infanzia che e’ sfumata irreversibilmente nel tempo. Nonno Turiddu ci allietava con la sua chitarra suonando e cantando, noi bambini nella trepida attesa di quel che ci avrebbe portato nella notte il Bambino Gesu’. Il pomeriggio scorreva veloce fino alla cena che era annunciata dalle donne: „Adesso basta, tutti a tavola!”. Eravamo, compresi i bambini, almeno una trentina, una tavola principale lunga e poi altri tavoli apparecchiati per l’occasione. Le famiglie allora erano quasi tutte numerose.
Alla vigilia era vietato mangiare carne, quindi le vivande erano conseguenziali: come primo piatto pasta con le sarde (particolarmente apprezzata da noi siciliani), poi baccala’, anguille, cereali e verdure cucinati e fritti in tutti i modi, dolci fatti in casa, vino e acqua. Non ci si poteva permettere di piu’, ma si viveva la giornata in perfetta serenita’ e tanta allegria, i regali per noi piccoli nascosti sotto il camino. Per gli adulti erano sufficienti un abbraccio e una stretta di mano: il piu’ bel regalo che ci si potesse scambiare.
Alle 23,30 tutti o quasi in chiesa per assistere alla messa di mezzanotte, si tornava a casa e si continuava ancora a giocare e ballare fino alle prime luci dell’alba. Il 25, Natale, si continuava con lo stesso ritmo della vigilia, giocando e pranzando a base di carne che poteva variare dalla capra alla pecora, dal montone al maiale appena ammazzato, il massimo che potesse passare il convento allora. La tavola restava apparecchiata, praticamente, per tre giorni. Ricordo con quanta ansia e desiderio aspettavamo, noi bambini, i regali che il Bambino Gesu’ avrebbe portato nella nottata e la felicita’ nel giorno di Natale quando li trovavamo accanto al camino: qualche mandarino, forse una pera, mandorle e noci, dei dolcetti (cosi duci) di zucchero o marzapane e, se si era fortunati, anche una palla di pezza.


Secondo millennio
Ogni anno, a Natale, cerchiamo disperatamente di ritornare ai tempi che furono, ma che solo in rari casi saranno testimonianza vera di un evento che fa parte della nostra cultura e tradizione cristiana. In Bulgaria, dove ancora le tradizioni sono piu’ sentite, stiamo a meta’ percorso, penso pero’che anche qui il consumismo poco per volta uccidera’ anche queste. Poveri bulgari, dal comunismo al consumismo, come dire dalla padella alla brace!
Decoriamo case, alberi, vetrine di luci e colori scintillanti che nell’inconscio dovrebbero illuminare e riscaldare i nostri cuori. Tutti i canali televisivi ci spingono alla solidarieta’, alla bonta’, alle donazioni perche’ ognuno di noi possa coprire, con questi piccoli gesti, i rimorsi dei nostri egoismi giornalieri. Essere buoni per un giorno ci illude di essere solidali col vicino, col barbone, con il povero, con chi non ha ospedali per curarsi, acqua per bere, pane per sfamarsi, facciamo l’elemosina persino al rom parassita al quale ieri avremmo voluto dare un calcio, e questo tranquillizza le nostre coscienze. Cellulari bollenti per inviare messaggi, telefonate e cartoline alle persone che abbiamo sentito l’ultima volta, forse, il Natale scorso, augurando loro tutte le piu’ belle cose e le piu’ accattivanti espressioni di affetto.
Subito dopo c’e’ da pensare ai regali: genitori ai figli, figli ai genitori, ai nonni, agli zii, agli amici. E dobbiamo romperci il cervello per regalare qualcosa che forse non piacera’ a chi la riceve e probabilmente la riciclera’ a qualche altro amico. Forse i soldi non bastano, allora bisognera’ cambiare regalo altrimenti addio settimana bianca. Per il cenone che si fa? Tempi critici, adesso! Ma bisogna consumare, lo consiglia anche il governo, e’ l’unica medicina che puo’ guarire l’Italia; nei negozi si trova tutto: tortellini, capitone (nel primo millennio si chiamava anguilla e costava pochissimo), gamberoni, salmone, carciofi, fritti misti di verdure, panettone, spumante, vino, acqua. „Speriamo di vincere giocando a poker o sette e mezzo, altrimenti sono cazzi”. A mezzanotte si brinda e poi si torna a giocare. E alla messa di mezzanotte? „No, stasera non mi va, ci faccio una scappatina domani, piu’ riposato”. La cosa importante, adesso, e’ stare tutti insieme (pensa alla fatica che abbiamo fatto per riunirci), per illuderci di essere tutti fratelli, che ci vogliamo un bene matto, tanto c’e’ sempre qualcuno che in questi giorni si occupa dei poveri e dei barboni, e quindi che vogliono di piu’?
Sara’ Natale anche per il soldato e per il terrorista, che passano la vita armati di bombe e fucili, chi per difendersi e chi per offendere. A mezzanotte si posano le armi, si brinda e si canta Bianco Natale. Per ammazzarsi c’e’ sempre tempo. Domani i telegiornali continueranno a trasmettere le solite notizie: attentato a un convoglio Nato in Afghanistan; caccia a un pirata della strada che uccide due giovani; sanguinosa rapina in un supermercato; vile attentato di camorra: uccisi due innocenti; sempre piu’ grave l’epidemia di colera in Zimbawe: centinaia i morti mentre ritardano gli aiuti umanitari; bombe israeliane su Gaza, Hamas risponde con i missili sulle citta’ israeliane...
E la vita continua... Se questo e’ Natale, allora
BUON NATALE A TUTTO IL MONDO
Честита Коледа и на целия свят

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